- Stagioni: 1
- Episodi: 10
- Rete televisiva: HBO
- Soggetto: Fuoco e Sangue di George R.R. Martin
Trama
Viserys I Targaryen è il quinto re dei Sette Regni. È conosciuto come un uomo cordiale, gentile e onesto, scelto da un Gran Concilio di lord per succedere a suo nonno, re Jaehaerys I. La principessa Rhaenyra è la figlia primogenita di Viserys, è una cavalca-draghi e si aspetta di diventare la prima regina regnante dei Sette Regni. Tuttavia, la sua nomina viene messa in discussione dal fratellastro più giovane, Aegon II, e prima ancora dallo zio Daemon, un esperto cavalca-draghi nonché guerriero impareggiabile, che brandisce la spada in Acciaio di Valyria chiamata Sorella Oscura, consegnatagli da Jaehaerys I, suo nonno, molti anni prima.
Recensione

La serie, tratta dall’opera Fuoco e Sangue di George R.R. Martin, vede come protagonista la famiglia Targaryen ed è ambientata 190 anni prima degli eventi narrati ne Il trono di spade, nonché 178 anni prima della nascita di Daenerys Targaryen, uno dei personaggi più conosciuti e amati di Game of Thrones.
Una scelta interessante da parte di Martin è quella di far sì che a portare al declino della casata e, dunque, alla guerra civile conosciuta come la Danza dei Draghi, fosse la decisione del re Viserys Targaryen di far diventare la sua primogenita Rhaeneyra l’erede al trono. Vista l’ambientazione medievaleggiante della storia, questa cosa ha suscitato non poco scalpore in parte della popolazione che, proprio come qualche secolo fa, non avrebbe mai accettato una donna al potere.
Molto forte è il contributo dell’autore alla stesura dello script: a differenza delle ultime stagioni del sequel, che hanno ricevuto diverse critiche, in questo caso assistiamo a un prodotto che – nonostante i salti temporali – riesce a introdurre personaggi e storie in maniera chiara.

Anche in questo caso, dunque, come nel Trono di Spade, troviamo dunque un susseguirsi di eventi in cui hanno grande spazio la politica, la famiglia, il potere, il tutto ambientato in un mondo dallo stile medievaleggiante.
I personaggi sono caratterizzati in maniera impeccabile e la scelta del cast è risultata perfetta: Paddy Considine, nei panni di Viserys, è stato in grado di distinguersi nella sua interpretazione, ritagliandosi il dovuto spazio all’interno della serie. Matt Smith, già conosciuto al grande schermo per le sue interpretazioni in Doctor Who e The Crown, pur avendo avuto un ruolo quasi secondario in questa prima stagione, ha saputo dare grande rilievo ad un personaggio controverso quale quello di Daemon Targeryen. Le giovani Milly Alcock ed Emily Carey, nei rispettivi ruoli di Rhaeneyra Targaryen e Alicent Hightower da ragazze, hanno rappresentato magnificamente due personaggi che hanno avuto un ruolo sempre più rilevante, lasciando poi spazio a Emma D’Arcy e Olivia Cooke. Queste ultime, molto somiglianti alle due attrici prima citate a livello estetico, hanno fatto sì che il cambio di cast non influisse negativamente sulla visione della serie e dando un ulteriore valore aggiunto alla serie stessa.
Non si può, però, non citare una critica che è stata mossa nella scelta del cast, in cui ritroviamo attori di carnagione scura: la scelta va un po’ in contrasto con quella che dovrebbe essere l’effettiva rappresentazione dei personaggi appartenenti alla famiglia Targaryen, nonostante la scelta sia dettata dalla scelta dall’inclusione.
Apprezzato è il riutilizzo della sigla di Game of Thrones, realizzata da Ramin Djawadi, noto per aver scritto anche le musiche di prodotti come Iron Man, Prison Break, Person of Interest e The Strain. Non solo si tratta di una delle sigle più lunghe in circolazione, ma è diventata un cult conosciuto anche da chi non ha seguito le serie.
Il modo in cui il prodotto è stato realizzato, la sua spettacolarità e la giusta celta del cast hanno fatto sì che la serie avesse il successo meritato, facendo sì che si distingua sia come degno successore di Game of Thrones, sia come telefilm autonomo.
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