Ciao! Grazie per aver accettato che stavolta fossi io a intervistare te. Ci siamo conosciute grazie a Giampy, e sono grata per aver avuto modo di poter essere a mia volta intervistata da te qualche mese fa (trovate l’articolo al link: https://anythingmagazine.wordpress.com/). Abbiamo avuto a che fare principalmente per la tua raccolta di racconti, ma gestisci anche un blog. Vuoi parlarcene un po’?
Ciao! Prima di tutto, grazie mille! Mi ha fatto davvero molto piacere, più di quanto possa dire a parole!
Il mio blog nasce diversi anni fa. Lo scopo era quello di trattare vari argomenti e affermarmi come blogger. Rido di me! Ho realizzato ben presto che non è semplice farsi conoscere in un mondo social che sta diventando sempre più frenetico e sovraffollato!
Inoltre, non meno importante, ho compreso che pubblicare costantemente, per aver maggior visibilità, non faceva per me.
Volevo scrivere articoli, intervistare, conoscere e offrire il mio punto di vista, ma alle mie condizioni, seguendo il mio ritmo, le mie sensazioni.
Sono molto istintiva e odio profondamente non metterci il cuore. Quando scrivo, è quello che mi guida.
Cosa ne pensi di come vengono utilizzati i blog in Italia e dei blogger nazionali? Segui qualcuno in particolare?
Al momento, purtroppo, ho davvero pochissimo tempo. Oltre al tuo e a quello di Chiara Tremolada, ne seguo diversi che parlano di attualità, storia, libri. Spazio molto tra vari argomenti e m’interesso anche di informatica e sistemi operativi, come Linux, di cui sono una sostenitrice convinta.
I blog sono meravigliosi perché sono un diario di viaggio, offrono un altro punto di vista, ma ci vuole passione, tempo, pazienza. Come ho detto prima, nella precedente domanda, il web sta diventando sovraffollato e, lasciami dire, molti copiano i contenuti altrui, cosa che trovo inaccettabile.
A questo devo aggiungere che, in Italia, gestire un blog viene considerato a torto un hobby, mentre all’estero è un lavoro anche redditizio, per chi lo sa fare. Lo stesso trattamento viene riservato a qualsiasi lavoro cosiddetto virtuale e online.
Finché in questo paese continuerà a sopravvivere questa mentalità, l’Italia rimarrà sempre un passo indietro rispetto agli altri. Inoltre, il fatto che al 80% tu possa trovare in giro solo truffe organizzate non aiuta.
Spesso si è costretti a rivolgersi a siti che, seppur adeguati, si rivelano molto costosi… chi riesce a vivere in Italia con questo mestiere, quindi non solo tramite il blogging, merita per me il massimo rispetto.
Naturalmente le cose adesso stanno cambiando, ma troppo lentamente per i miei gusti.
Cosa ti ha spinto a dedicarti alla scrittura?
Istinto. Puro istinto libero. Non ho pensato “adesso scrivo”. Sono una bestiolina io! (rido)
La prima volta che ho scritto, l’ho fatto in modo del tutto inconsapevole, se devo essere onesta. Ero a scuola e la nostra insegnante ci chiese di scrivere una sorta di racconto con quello che avevamo appreso in ambito storico in quella fase che stavamo affrontando all’epoca. Presi il massimo dei voti e a distanza di tempo rimpiango di non averle chiesto una copia, perché la mia insegnante se lo tenne per sé e l’anno seguente si trasferì altrove e io non l’ho mai più rivista!
Diversi anni dopo vidi Versailles No Bara. In Italia è più conosciuto come Lady Oscar e, per quanto suoni assurdo, all’epoca scrivevo ancora dei semplici testi, roba molto ordinaria, pensieri buttati alla rinfusa.
Leggere il suo fumetto, dopo aver visto l’anime, mi fece venire voglia di dar vita a una storia tutta mia.
Quello è stato l’inizio ufficiale e consapevole. Ho iniziato a scrivere e non ho più smesso… tranne quando ho il blocco dello scrittore.
Quando dico che sono una bestiolina invasata che segue l’istinto non scherzo poi tanto, perché ho davvero bisogno di un contatto stretto e diretto con i miei personaggi. Se loro sono arrabbiati allora sono arrabbiata anch’io, se ridono rido anch’io, se piangono piango anch’io. Quando scrivo, io avverto davvero tutto. E voglio che i miei lettori trovino le stesse sensazioni.
Hai scritto la raccolta di storie A cup of stories: come è nata l’idea di unire dei racconti? Cosa ha influenzato la scrittura dei vari testi?
Ogni storia è unica. Sono una persona riservata, più di quanto gli altri possano immaginare. Non sono una che scende in piazza, urla o fa chissà cosa. Ho il mio modo di combattere. Urlo tramite le mie parole, protesto tramite la mia penna. Sogno e vivo di emozioni autentiche e voglio che le persone, tramite le mie storie, vivano sensazioni vere. Suona un po’… arrogante, vero? Ma ogni tanto, la società ti annega nell’apatia, soffoca le passioni. È un po’ come una lenta morte… lo trovo triste. Inoltre, mi piace poter far comprendere alle persone che, anche se una storia ha come base un mondo fantastico, questo non implica che sia inferiore agli altri. Nei miei romanzi e nelle mie storie, metto sempre spunti di storia e realtà. È la mia firma, mettiamola così.
C’è una storia e/o un personaggio a cui sei legata particolarmente?
La dama sboccata. Perché il protagonista trasforma l’odio in arte creativa. La gente scappa, lo evita, ma lui non si arrende mai. È più facile cadere nell’oblio della sofferenza che rialzarsi con un sorriso. Bisogna avere una forza straordinaria. Io, ad esempio, so di non averla.
Ogni racconto tratta una tematica diversa e particolarmente significativa nella società odierna. Ti sono venute in mente prima le storie o le tematiche da trattare? C’è un argomento che ti sta più a cuore?
Credo nel rispetto e nel sostegno reciproco. Quando vengono a mancare queste basi, proprio come una catena che si spezza, ogni frammento si conficca nell’anima, avvelenandola e distruggendola. Spesso, te ne accorgi quando è troppo tardi.
Le tematiche che mi stanno a cuore sono tante e alcune non le ho ancora affrontate, come la situazione drammatica presente in Afghanistan e Siria, che sta scivolando sempre di più in un silenzio inaccettabile. Non importa se sono distanti, tutto quello che accade là, si riversa inevitabilmente nel resto del mondo. Una reazione a catena che troppe volte ha avuto delle conseguenze tremende.
Una delle tematiche su cui ho scritto e che mi sta più a cuore è l’infibulazione. Per puro caso, mentre navigavo, mi ero ritrovata a visitare Vimeo. È un sito simile a YouTube. Trovai un video amatoriale che mi ghiacciò il sangue nelle vene. Si vedeva questa piccola fragile bambina, trasportata contro la sua volontà dal padre per eseguire quella cosiddetta “pratica”. Sono una che va a fondo delle cose, per quanto possa far male.
Non voglio aggiungere altro, ma non dimenticherò mai. Non voglio che accada mai più. L’impatto che ha sulla psiche è devastante.
Molti si illudono che l’infibulazione sia qualcosa di legato a zone rurali, a malapena civilizzate… purtroppo è una realtà sgradevole presente anche in Europa e in tutto il resto del mondo. La facilità con cui gli esseri umani scivolano nell’indifferenza o compiono cento passi indietro è qualcosa di allarmante.
Un’altra tematica che mi sta a cuore è la violenza che subiscono sia donne che uomini.
Anche la violenza perpetrata a discapito del genere maschile è una realtà, purtroppo derisa, mortificata e storpiata.
Ribadisco che credo nel rispetto.
Quello che non puoi fare a una donna, non puoi farlo nemmeno a un uomo; nessuno merita di essere ferito.
La storia viene vista, a torto, come un connubio di date e nomi da ricordare, eventi noiosi distanti da noi come un’equazione di matematica che nessuno vuole fare. Questo è molto frustrante! Io stessa a scuola ero fra quelle che la vedeva un po’ così e ho cambiato idea grazie a Lady Oscar…ma tu guarda se devo ringraziare un fumetto! Come puoi non interessarti alla vita di persone che hanno vissuto su questa terra prima di te e hanno dato vita a cose e situazioni straordinarie al di là di ogni immaginazione? C’è tanto da apprendere e comprendere e un occhio attento si accorge che l’umanità ha compiuto nel corso dei millenni tutta una serie di medesimi errori, un susseguirsi di eventi che non hanno fatto altro che ripetersi.
L’assenza di empatia è quello che porterà l’umanità alla sua rovina.
Scrivi alcuni motivi per cui tutti dovrebbero leggere i tuoi racconti:
Mi piace mettermi costantemente alla prova, sperimentando nuovi generi. Ogni racconto è unico e offre varie tematiche. Alcune sono leggere, acerbe come frutti, altre sono l’esatto opposto. Si spera che non vi annoierete, no? Inoltre, come ogni scrittore, amo conoscere il parere dei lettori; quindi, fin da ora, ringrazio chiunque mi lascerà una recensione o un commento!
Dal tuo blog è possibile scaricare gratuitamente Racconti sconclusionati. Ci parli di questa breve raccolta?
Devi sapere che sono una schiappa a scrivere racconti umoristici. Però vuole il caso che su Wattpad, per diversi contest, pubblicai questi racconti horror comici che guadagnarono inaspettati consensi.
Di conseguenza, ho pensato di riproporli.
Apprezzo chi scrive questo genere, perché non è semplice far ridere con le parole, è molto più complicato di quanto si immagini.
Il tuo libro ha anche la sua versione in inglese. Come mai questa scelta? Ti sei occupata tu della traduzione?
No, ho preferito rivolgermi a una persona competente, perché vi sono slang, modi di dire che io stessa non conosco, e preferivo non rischiare. Volevo raggiungere un maggior numero di persone, mettermi alla prova anche all’estero. Ammetto che è meno semplice di quanto mi aspettassi ma, su Twitter, la comunità degli scrittori che parlano inglese si è rivelata incredibilmente carina, aperta, solare e collaborativa. Poi, riuscire a farsi conoscere… ecco… è un’altra storia.
Hai in programma di scrivere altro?
Stavo lavorando a un romanzo nuovo. Al 90% è completo, mancano alcuni parti ma niente di tragico… sfortunatamente, è un brutto periodo, e ammetto che non so quando e come lo finirò. È una nota molto dolente da scrivere, perché avevo già cominciato a parlarne, seppur timidamente.
Quanto la gestione del blog ha influito sulla promozione della tua raccolta?
Onestamente… non sta andando bene. Ammetto che in parte è anche colpa mia. Per diversi mesi ho concentrato le mie energie a scrivere, ignorando ogni cosa mi circondasse e per contro, mi ricollego a quanto ho scritto per la prima domanda.
Cosa ne pensi dell’editoria italiana e della possibilità di emergere in un panorama così difficile?
Sarò brutalmente onesta: non credo nell’editoria italiana. O sei già famoso o devi avere un carisma e doti non comuni. L’editoria italiana è concentrata sulla vendita e sta perdendo credibilità ai miei occhi. Prezzi eccessivi, storie per lo più mediocri, ripetitive e, peggio che mai, piene di errori di battitura che non accetto. Inoltre, molti scrittori subiscono pressioni psicologiche costanti per vendere sempre di più o vengono ignorati… come faccio a fidarmi di persone così? No, preferisco essere libera. Ho già abbastanza problemi.
Ti senti di dare qualche consiglio ai blogger?
Credere in se stessi.
Forza. Coraggio. Determinazione. Impegno.
Non vendetevi.
Abbiate il coraggio di portare avanti le vostre idee. È un mondo brutto, ma siate guerrieri del vostro destino.
Non dimenticate mai che non potete piacere a tutti e che troverete sempre qualcuno che cercherà di distruggervi. Non consentiteglielo. La vita è un dono prezioso e meritate di vivere ed essere sereni, godendo delle vostre passioni.
Lasciaci una citazione:
Tratto da un film che avevo visto da ragazzina (non ricordo il nome purtroppo): “scrivilo con il cuore e poi riscrivilo con la mente”.