I raggi lunari irradiavano le strade di quel borgo, vuoto e desolato; non c’era anima viva in quel momento, era notte fonda.
Una ragazza vestita di nero stava correndo come se fosse inseguita da qualcuno, ansimava e si guardava costantemente indietro, il suo sguardo era terrorizzato.
Era sporca di sangue sia in viso che sui vestiti, non sembrava suo, correva troppo per essere ferita.
Qualcosa che aveva sulla cintura luccicava, una lama senza fodero dall’elsa nera che a differenza di lei e dei suoi vestiti non era sporca di sangue, come se non fosse stata usata.
Si infilò in un vicolo ancora più buio delle strade e si nascose dietro un cassonetto per riprendere fiato. Si rannicchiò tra le ginocchia e iniziò a piangere, i singhiozzi erano ben udibili. Che cos’era quel mostro? Mi avrà seguito? No, ho corso per metri, l’ho sicuramente seminato. Povero Noel…
Si pulì una macchia di sangue dalla guancia e si asciugò le lacrime con la manica della sua camicia logora, tirò su con il naso e sfoderò il suo coltello. Si fermò a osservarlo per qualche istante, perplessa. L’ho colpito più di una volta, ne sono sicura, ma non gli ho fatto nulla, com’è possibile? E non ha perso sangue.
Qualcuno distolse la fanciulla dai suoi pensieri oscuri, dei passi in avvicinamento. Scosse la testa e tornò in sé, alzò il coltello all’altezza del petto e si preparò a difendersi, ancora spaventata per ciò che aveva visto e a cui era sfuggita.
Non appena quei passi furono troppo vicini, lei si alzò di scatto, uscendo allo scoperto, e urlò. Il coltello colpì, la lama sfiorò il petto della persona che si era palesata davanti a lei, senza andare in profondità. Seguì un tonfo e un urlo terrorizzato.
L’urlo era della fanciulla che aveva attaccato.
«Oddio, scusami! Pensavo fosse quel… mostro.» Mormorò, rinfoderando la sua arma.
A terra c’era una ragazza con dei lunghi capelli neri simili ai suoi, vestita di nero ma in maniera più semplice di lei: una lunga veste nera che le arrivava quasi fino alle caviglie e provvista di cappuccio.
Sul davanti era tagliata, nessuna traccia di sangue.
«Tranquilla, non mi hai colpito. Mi sono spostata in tempo e sono inciampata.»
«Menomale. Io sono Sarah, e tu?» sorrise lei.
La ragazza a terra si rialzò e si spolverò la veste che ora era ricoperta di terra. Sorrise anche lei. «Adela. Non pensavo che qualcuno girasse di notte, specie con la luna piena, non è saggio lo sai? C’è la Caccia che rapisce le persone e le porta via.»
«Così dicono, ma io non ho una casa, non ho scelta. E non ho paura delle sciocche leggende, sono una ladra.»
«Una ladra, oh.»
«Già. Ho perso i miei genitori da piccola e sono fuggita dall’orfanotrofio dove ero stata mandata, un posto orribile. Preferisco di gran lunga questa vita, ho imparato molte cose almeno. Lì dentro mi detestavano tutti e più di una persona mi picchiava, non tornerei mai indietro.»
«Mi dispiace. Prima pensavi fossi un mostro, cosa ti è successo? Facciamo due passi, conosco bene queste strade, non ci succederà nulla.»
Sarah inarcò il sopracciglio e scrutò attentamente quella strana ragazza dai capelli corvini, sospettosa. «Vivi anche tu per strada?»
«Più o meno. In un bosco poco fuori da qui, sono un’erborista.»
«Oh. So che in questo periodo c’è molta persecuzione nei vostri confronti. Vi credono streghe o stregoni e vi mettono al rogo.»
«Sei ben informata.»
«Ho imparato molto, te l’ho detto. E non credo alle sciocchezze, solo a ciò che posso vedere. Come mai mi hai rivelato chi sei? Non hai paura?»
«Se fossi stata una guardia cittadina non l’avrei fatto, vieni.»
«Allora che ti è successo?» cominciò Adela, mentre camminava sulla strada principale.
Sarah la seguì, erano dirette nella parte opposta dalla quale lei era arrivata, verso l’entrata sud del borgo. «Io me la sono sempre cavata da sola, fin da quando sono fuggita da quel postaccio, ma qualche anno fa ho conosciuto un ragazzo. Anche lui viveva per strada e così abbiamo scelto di viaggiare insieme e aiutarci a vicenda.»
«E dov’è ora?»
«È morto.» Rispose fredda Sarah, i suoi occhi si fecero lucidi. «Viaggiavamo insieme da circa quattro anni e lui stufo di questa vita voleva trovare abbastanza soldi per smettere e andarcene lontano da qui. Sarebbe andata bene se solo non avessimo incontrato quel… mostro.»
«Hai detto che non credi alle leggende.»
Sarah assunse un’aria offesa e sbuffò. «Ma l’ho visto, non è una voce! Lui aveva trovato questo cimitero abbandonato ed esplorandolo ha visto oro e gioielli a terra, sembravano creare una scia e prima di seguirla è tornato da me per avvisarmi, eravamo accampati nei pressi di un boschetto nei paraggi.»
«Non sono nessuno per giudicare, ma depredare addirittura i morti?»
«Non erano sulle tombe, non avrei mai acconsentito, altrimenti! Siamo andati insieme e seguendo quella scia di gioielli siamo arrivati in un’ala del cimitero nascosta e buia. L’unica fonte di luce era tutto quell’oro che luccicava e non abbiamo fatto in tempo a fare luce che qualcosa ci ha attaccato nel buio, ho estratto il coltello e ho colpito. Solo dopo che se n’è andato sono riuscita ad accendere la mia lanterna e ho visto che Noel era ferito, sanguinava e aveva dei tagli profondi.»
«Inquietante. E poi?»
«Lui come me ha estratto il coltello, mi ha detto che ha sentito qualcosa saltargli addosso, credeva un gatto o addirittura una pantera. Abbiamo esplorato la stanza e lui a un certo punto ha notato degli scheletri e dei cadaveri vicino a un muro, appena mi sono girata e li ho visti anche io, ho urlato, al buio non li avevamo visti prima. Non ho fatto in tempo a fare nulla che mi sono sentita il viso caldo, quel mostro è rispuntato fuori e ci ha attaccato e… no, non mi crederai.»
«Prova.»
«Sembrava un gufo ma era molto più grande e ha azzannato alla gola il mio amico. È morto sul colpo. Quando ho realizzato, mi sono scagliata addosso a quella creatura e l’ho colpita ma solo di striscio. Ho continuato finché non mi ha scaraventata fuori da lì, addosso a un albero. Quando mi sono rialzata ho visto che stava mangiando Noel e sono fuggita… era già morto e non potevo aiutarlo, avrebbe ucciso anche me.»
Adela rimase in silenzio. Continuò a camminare fino alla fine della strada che portava fuori dal borgo e una volta fuori scelse di prendere un sentiero sterrato che sembrava andare verso un bosco poco distante; le lucciole si libravano in aria e i frinii dei grilli erano ben udibili, probabilmente nascosti in quell’erba alta. O forse era solo il sibilo di un serpente.
«Adela, aspetta. Dove stiamo andando?»
«Nella mia casa, ti preparerò un unguento. Sei ferita.»
Sarah si fermò e strinse la mano sul manico del suo coltello seria. Aveva notato qualcosa che prima le era sfuggito. Non ha nessun’ombra, com’è possibile? No, non mi fido.
«Chi sei davvero?» chiese lei, estraendo la sua lama.
Adela si voltò e sorrise, un sorriso alquanto inquietante che quel buio rendeva ancora più macabro. «Avevi ragione, sai. Hai imparato molto per strada.»
«Non hai un’ombra e ora che ci penso sono sicura di averti colpito prima ma non hai sanguinato. Come quella creatura nel cimitero. Chi cazzo sei?»
Adela non rispose, il sorriso era ancora dipinto sul suo volto. All’improvviso sparì e di lei rimase solo la sua veste nera che danzò nell’aria fino a posarsi a terra.
Sarah spalancò gli occhi e alzò il coltello, girò la testa spaventata per guardarsi intorno.
Non riuscì nemmeno a vedere quella donna avvicinarsi né tantomeno la sua mano avvinghiarsi sul suo collo con forza, fu tutto troppo veloce.
Si ritrovò sollevata da terra e le cadde il coltello dalle mani.
«Senza quello non puoi nuocermi, umana!» ringhiò Adela, ora ben diversa.
Aveva gli occhi rossi, i canini sporgenti e il volto deformato. Il suo corpo nudo era deformato tanto quanto il volto, era spaventosa.
«No… lasciami andare…»
Adela la avvicinò a sé mantenendo la stretta e aprì la bocca, la bava colò da essa e i suoi occhi si fecero ancora più scuri e vuoti. Strinse la presa per qualche istante, abbastanza da toglierle del tutto il respiro, farle chiudere gli occhi e farla soffrire quel poco che bastava per terrorizzarla, sembrava volersi vendicare di qualcosa.
La lasciò andare subito dopo, senza ucciderla, non soffocandola almeno.
La guardò portarsi una mano sul collo e tossire.
Sarah alzò lo sguardo e vide Adela guardarla dall’alto. Ansimò. «Chi sei…?»
«Sono una strige, sai cos’è?»
«Tu non puoi esistere… sei…» balbettò, senza riuscire a finire la frase.
«Un vampiro. Esisto, sì. E quel gufo ero io, posso cambiare forma come più mi aggrada.»
Sarah guardò bene il vampiro ed ebbe un intuizione. Puntò subito il suo coltello per raccoglierlo velocemente, fu fermata dal piede mostruoso della strige che le calpestò una mano. Urlò.
«Dove hai preso quel coltello? Non è così comune.»
«Il mio amico… lui credeva nelle leggende e me l’ha regalato lui. Diceva che l’argento scaccia i mostri della notte come i vampiri e la Caccia Infernale.»
«Aveva ragione, altrimenti saresti morta là. Mi avete colpita entrambi ma le ferite normali per me non sono nulla, posso rigenerarmi. Non quelle che mi hai inferto tu, l’argento ci nuoce e ci uccide.»
«Per questo mi hai ingannata, avevi paura. Bastarda…» disse lei stringendo le mani. «Perché non mi hai ucciso in quel vicolo? E quel cimitero cos’era?»
«Perché io non uccido dove vivono gli umani, vivo da molti anni e non voglio avere rogne. Ma sono un vampiro e mi nutro di sangue. Ah, e ho una fissa per i gioielli. Quando ho scoperto che gli umani avevano lo stesso interesse ho pensato che fosse un buona idea usarli per attirarli e ucciderli lontano dagli occhi di tutti, nel buio. E così che sopravvivo e mi nutro di sangue, alcuni mi sono presa la briga di seppellirli e nasconderli, altri no, come avrai visto. Qui siamo soli.»
«Sei astuta, lo ammetto. Non abbastanza!» urlò Sarah approfittando che la strige avesse abbassato la guardia, si lanciò letteralmente addosso al coltello e si voltò di scatto tenendolo in alto. Fermò per puro caso gli artigli affilati del vampiro e lo ferì alla mano, seguì un urlo rabbioso. Lei si rialzò e la infilzò all’altezza del seno, con violenza. «Muori, mostro!»
La strige ringhiò di dolore e non appena sentì la lama uscire dal suo corpo strinse i denti furiosa.
Sarah ansimò e iniziò a correre per sfuggire a quel mostro disumano che nonostante la ferita sembrava ancora in perfetta forma. Almeno l’ho ferita, devo scappare!
Adela girò la testa e sbavò, affilò gli artigli tra di loro e corse dietro alla ragazza dai capelli corvini per prenderla e ucciderla.
Presto si infilarono nel bosco poco più avanti, tra i sentieri e gli arbusti, gli alberi alti metri nascondevano persino la luna.
Sarah continuò a correre finché non finì in uno spiazzale vuoto e privo di alberi, solo cespugli ed erba. C’era una casupola dall’aria abbandonata e tetra nel mezzo. Ansimò e non appena si girò vide che la strige l’aveva raggiunta. Non aveva più il fiato per correre, doveva combattere.
«Non mentivo prima, abito davvero qui. Il cimitero lo uso per attirare le mie vittime, così come altri luoghi. Voi umani oltre che deboli siete anche stupidi, morirai qui.»
Sarah osservò la ferita di Adela e capì che non aveva mentito, era lì, come se fosse una bruciatura.
E non era l’unica. Nessuna traccia di sangue. Alzò il coltello e sfoderò tutto il suo coraggio.
Era pronta, avrebbe venduto cara la pelle.
Prima che Adela si avvicinasse successe qualcosa. Il clima cambiò e divenne gelido, una strana nebbia avvolse l’area e l’erba e le piante si coprirono di ghiaccio, un fenomeno strano anche per essere notte.
In lontananza riecheggiarono dei nitriti e dei ringhi ben diversi da quelli comuni, urla selvagge.
Sarah guardò in alto e vide delle figure solcare i cieli in groppa a dei cavalli coperti di ossa, sgranò gli occhi. «Oggi devo aver preso una bella botta…» sussurrò.
Adela ringhiò, incredula. «No… non può essere!»
Si girò non appena sentì dei rumori alle sue spalle. Apparvero delle strane creature con lunghe vesti scure provviste di cappuccio e armate di spade, dietro di lei; avevano delle maschere a forma di teschio a coprire i loro volti.
Presa la parola quello in testa che aveva anche un mantello: «Vattene succhiasangue, quell’umana è nostra!»
«È una donna, non vi può interessare! L’ho trovata io!»
«E chi lo dice? Noi rapiamo tutti gli umani e un vampiro non dovrebbe aggirarsi con la luna piena, è territorio nostro, della Caccia!»
«Lo… lo so…»
«Allora sparisci, o ti ridurremo in cenere!»
Sarah approfittò di quel momento per conficcare il suo coltello dalla lama argentata nella schiena del vampiro, facendolo piegare in ginocchio. Lo estrasse e lo alzò, la lama balenò con il riflesso della luna. «Questo è per Noel!»
La strige cadde a terra come un peso morto.
«Sei in gamba per essere un’umana, come ti chiami?»
Sarah osservò la lama lucida, senza rimanerne sorpresa, e sputò sul cadavere di Adela, ormai inerme. Guardò la creatura davanti a lei, non aveva paura, non più. Le aveva viste tutte per quella notte. «Sarah. Così la cosiddetta Caccia Infernale esiste davvero? Ne ho sentito parlare più di una volta, non ci ho mai creduto.»
«Pochi ci credono, umana. Ma i vampiri ci temono, come avrai visto. Cavalchiamo solo con le notti di luna piena e rapiamo gli umani per portarli nel mondo dei morti. I cavalieri della Caccia sono tutti umani morti, siamo spettri.»
«Non mi opporrò, siete troppi. Non fatemi soffrire, vi scongiuro. Solo questo.»
«Non morirai, non stanotte. Sei in gamba e sarebbe uno spreco. Se accetterai di venire con me volontariamente cavalcherai insieme a noi ma manterrai la tua umanità, ottenendo la vita eterna e la stessa forza di tutti i miei cavalieri.»
«Tuoi? Quindi tu sei…»
«Sì, io sono il Re della Caccia Infernale.»
Sarah tremò. «Oh. Se verrò, dovrò rapire gli uomini?»
«Lo faresti in entrambi casi, solo che manterrai la tua umanità, te l’ho detto. È successo a ben poche persone, coloro che si sono dimostrati degni.»
Sarah ripose la lama sulla cintura e sospirò. «Non ho più legami qui. Forse non ne ho mai avuti, chissà. Verrò con te.»
Il Re della Caccia sorrise dietro la sua maschera scheletrica, fischiò e richiamò un destriero spettrale senza padrone. Era per lei.
Non appena le afferrò la mano qualcosa in lei cambiò: il suo volto divenne più pallido e sentì una rinnovata forza dentro di lei.
«Sali, ora puoi farlo.»
Sarah annuì e cavalcò il destriero infernale per sparire insieme alla Caccia, avrebbe cavalcato con loro per tutta l’eternità.
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