Intervista a Gianpiero Renda, autore di della saga “The Ancients”

Ciao Giampy! Grazie ancora per avermi dato l’opportunità di leggere in anteprima il primo romanzo della tua saga, “The Ancients: La cacciatrice di mostri” (di cui ho fatto una recensione, al link). Sei stato una delle persone che più ha appoggiato questo blog, per cui darti lo spazio che meriti è il minimo che possa fare per te. Iniziamo questa intervista con una domanda molto semplice: come è nata la tua passione per la scrittura?

Ciao Ylenia! Sono io che devo ringraziarti per tutte belle parole che mi dedichi ogni volta fin da quando ci siamo conosciuti, quando il libro che hai letto era anche diverso e decisamente più acerbo. Eppure, hai sempre creduto in me e questo lo apprezzo molto! Il supporto e il feedback dei lettori per me è fondamentale!

La risposta è altrettanto semplice, quasi banale, oserei dire. È successo per caso.

Io, purtroppo, non sono mai stato un grande lettore, quindi, la lettura non ha molto a che fare con la mia passione per la scrittura. Io di mio amavo già scrivere i temi a scuola, cosa che ho capito solo dopo essere alquanto rara, ma soltanto i temi liberi e non quelli preimpostati dalla scuola che limitavano la mia creatività. Mi piaceva scrivere, esprimere ciò che avevo in testa e liberare la fantasia creando sempre storie nuove. E così è stato anche andando avanti negli anni.

Al di là dei temi, principalmente ho iniziato a scrivere a quindici anni quando mi sono messo al pc e ho iniziato a scrivere fanfiction sui miei anime preferiti, mi piaceva scrivere e mi rilassava come poche cose al mondo sia allora che anche ora.

Ma perché le fanfiction? Vedi, io da sempre amo scrivere storie. Non necessariamente originali ma storie che sappiano emozionare e colpire il cuore dei lettori. E gli anime spesso sono incentrati su determinate cose e scontri mozzafiato (almeno quelli che guardavo io), mentre altre cose non venivano esplorate, come magari alcuni personaggi secondari, alcune coppie secondarie e molto altro più “secondario”, per l’appunto. Per questo scrivevo fanfiction. In particolare, su Dragon Ball, il mio anime preferito da sempre visto che ci sono cresciuto.

Scrivere è una delle cose che amo fare di più quando ho bisogno di non pensare a nulla e rilassarmi. Non ho mai preso questa cosa seriamente, in realtà, e poi nel corso degli anni è andata anche a scemare. Finché nel 2021 non mi è tornata questa voglia e ho iniziato a scrivere il mio primo libro, lo stesso che hai avuto modo di leggere ma molto diverso. Oltre che scritto oggettivamente male, era troppo tempo che non lo facevo e pensa che ho ancora la primissima bozza. La stessa che se apro mi metto a ridere!

Però da lì tutto è cambiato, ho iniziato a prendere la scrittura molto seriamente fino ad arrivare a oggi e ora posso tranquillamente definirla una passione forte quanto i videogiochi che mi hanno accompagnato fin dalla tenera età e sono sempre stati la mia passione più grande, nonché fonte di grande ispirazione per me. Ora ammetto che non saprei decidere tra i due, sono sincero. Ma perché dovrei farlo? È bello avere tante passioni, una più bella dell’altra!

Cosa ti ha spinto a puntare su una saga e non su un qualcosa di più breve?

Allora, devi sapere che io da sempre nella vita sono uno che improvvisa, sempre e in più occasioni. Così è stato anche con la mia storia. Quando ho iniziato a scrivere avevo in mente una sorta di storia che si è evoluta con il tempo e sicuramente non ho mai pensato di farne un libro autoconclusivo ma avevo pensato al massimo a una trilogia, forse anche due libri. Poi continuando a scrivere tutto si è evoluto, mi sono accorto che avevo creato qualcosa di grande (non posso dire bello perché non spetta a me dirlo nonostante io ami la mia saga più di ogni altra cosa e ne sono molto geloso).

Quel qualcosa non poteva finire con una trilogia e così ho provato a spingermi più in là, scrivendo, revisionando, cancellando e riscrivendo un’infinità di volte. Troppe. E alla fine è venuta fuori una saga di cinque libri e anche se la storia ha un inizio e ha una fine ci sono più spiragli aperti che potrebbero portarmi a scrivere un prequel e addirittura un sequel, anzi non nego che potrebbe essere in programma tra i miei progetti ma non voglio sbilanciarmi troppo, per ora.

Perché proprio il fantasy?

Perché amo il fantasy fin da quando sono piccolo, in tutte le sue sfaccettature.

Il fantasy non riguarda solo i libri ma anche e soprattutto il mondo dei videogiochi e io ho sempre amato il genere: dove ci sono mostri, magia, creature soprannaturali e tutti gli elementi più comuni del fantasy e presenti anche nei miei libri.

Ho sempre creduto che fosse quel tipo di genere che ti permette di sbizzarrirti e viaggiare con la mente come poche cose al mondo, proprio perché molte cose presenti non potrebbero mai accadere nella nostra realtà. Mi è sempre piaciuto dar vita a nuovi mondi diversi dal nostro ma non così tanto negli aspetti, ma questo è un argomento più ampio. In futuro vorrei scrivere dei thriller ma per ora rimango sul fantasy.

Come è nata l’idea dei romanzi che hai scritto?

Principalmente dalla voglia di voler creare un mondo tutto mio e una storia che potessero lasciare il segno in qualche modo. Mi è sempre piaciuta l’idea di andare controcorrente e da sempre sono uno che ama osare, anche a costo di rendermi le cose più difficili. L’ispirazione non l’ho mai nascosta ed è palese oltre che voluta: la base è nata da The Witcher, la mia saga del cuore da ormai più di sei anni, sono un amante dei libri e dei videogiochi dedicati alla serie. Poi con il tempo, bozza dopo bozza, scrittura dopo riscrittura la mia saga, com’è giusto che sia, ha assunto una sua identità e una sua forma. Tuttavia, le più grandi ispirazioni mi sono venute grazie alla mitologia, di cui sono appassionato da sempre, e proprio i videogiochi, come già detto. Motivo per cui tutti i miei romanzi puntano sull’azione e sull’idea di voler rendere il tutto cinematografico.

Ci sono riuscito? Questo, purtroppo, non spetta a me dirlo!

The Ancients: la cacciatrice di mostri, Lara the main character

Come mai la scelta di avere come protagonista una cacciatrice di mostri donna, vista la tipologia di ambientazione solitamente maschilista?

Proprio perché volevo creare qualcosa di diverso. Io ho sempre scelto protagoniste femmine in diversi racconti, temi e persino nei giochi di ruolo in cui è possibile creare il proprio personaggio. Questa cosa si è riflettuta anche nei miei romanzi e probabilmente sarà così anche nei successivi progetti. Lara è stata il primo personaggio a cui ho pensato e che non è mai cambiato. Si è sicuramente evoluta, ma mai cambiata a differenza di altri personaggi che magari ho anche riscritto dall’inizio.

Volevo creare una storia forte che potesse mettere in risalto le donne e, come avrai avuto modo di vedere leggendo il mio libro, Lara non è l’unica donna presente né l’unica che metto in risalto.

Questo non vuol dire che non ci siano uomini di un certo livello, anzi, ma mi sono reso conto solo dopo e perché me l’hanno fatto notare che i miei romanzi sono più “femministi”, passami il termine. E non mi dispiace perché non ho mai pensato di creare personaggi femminili per sessualizzarli come accade magari negli anime, anzi. La mia idea è sempre stata di mettere in risalto la figura femminile, ma non creando un personaggio invincibile, affatto. Che noia i personaggi troppo forti, i cosiddetti “Mary Sue”!

Lara è sicuramente in gamba, abile, ma come avrai avuto modo di leggere non è affatto invincibile. È pur sempre una ragazza di diciannove anni che ha tanto da imparare.

So che i tuoi personaggi preferiti sono Lara e Bea, di cui troviamo le illustrazioni sul tuo profilo. C’è un motivo in particolare per questa preferenza?

Beh, Lara credo sia scontato che essendo la protagonista io la ami alla follia, ma in realtà è più semplice di quanto sembra. Quando ho creato Lara ovviamente le ho dato un potere magico che mi piacesse e che amo fin da quando sono piccolo: il teletrasporto. Ma per il resto, a iniziare dalla caratterizzazione, un buon 90% di lei è basato su di me e questo mi porta a sentirmi spesso lei in molte occasioni. Da come si comporta a come agisce e molte altre cose. Inoltre, ho sempre avuto un debole per le bionde quindi la mia protagonista non poteva che essere tale, il biondo chiaro in particolare.

Su Bea non posso esprimermi molto perché rischierei di fare spoiler in quanto quando verrà introdotta sai bene che si presenterà come una semplice nobile misteriosa ma poi è tutt’altro e sarà anche un personaggio molto importante nell’intera storia. Posso solo dire che amo Bea per il suo carattere e la sua intelligenza. Io amo le persone intelligenti e l’intelligenza mi affascina da sempre.

Quale personaggio è stato più difficile da caratterizzare?

Una domanda interessante a cui purtroppo non posso rispondere in quanto dovrei fare spoiler. Nel primo romanzo hai conosciuto molti personaggi e non vedo l’ora che li conoscano tutti i lettori quando il libro verrà pubblicato, ma ne saranno introdotti molti altri nei romanzi successivi, importanti e non.

Posso dire che sicuramente è stato più difficile caratterizzare quelli secondari, che in quanto tali non sono importantissimi nella storia. Però volevo comunque far sì che lasciassero un’impronta nei lettori.

Quanto di te si trova nei tuoi libri?

Moltissimo. Al di là di Lara e dalle varie ispirazioni mitologiche e alla mia serie preferita, alcuni, troppi eventi sono ispirati a qualcosa che ho vissuto personalmente ma non tanto nel primo libro (e direi anche per fortuna!), ma più nel secondo e gli altri.

Il primo ha molta azione e continuerà a esserci ma dal secondo in poi ci saranno molti momenti più tranquilli, per così dire, in cui verranno presentati nuovi personaggi e storie più comuni e non solo di mostri. In quelle c’è molto di mio.

Poi, oltre a Lara, anche altri personaggi prendono caratteristiche mie e non sempre positive, quindi lei non è l’unica, anzi.

Nei tuoi romanzi ci sono alcune scene particolarmente crude: hai tratto ispirazione da qualche avvenimento reale? Come ti sei sentito nello scriverle?

Alcune sì, ma non tutte. Sfatiamo il mito che lo scrittore si diverte a far soffrire i propri personaggi. Sicuramente qualcuno c’è, ma io non sono tra questi, affatto. Non posso dire molto per non fare spoiler ma hai ragione, nel primo romanzo ci sono molti eventi crudi che soprattutto Lara vivrà in prima persona. Posso dire che in più di una scena mi sono sentito male a scriverla e ho ottenuto lo stesso risultato rileggendola quindi se riesco a suscitare queste sensazioni al lettore posso dire di aver ottenuto ciò che volevo.

Senza sbilanciarmi oltre farò una piccola anticipazione: non tanto nel primo ma nei successivi ci saranno anche morti importanti e posso dire che anche quelle mi fanno male ogni volta che le leggo, ma se ho scelto di metterle è perché le scene crude servono per far maturare la storia. Servono gli eventi crudeli, qualcosa che dia angoscia e non solo sensazioni positive. O almeno io la penso così.

Forse perché ho sempre amato scrivere cose dark, chissà.

Una cosa molto interessante del tuo libro è la presenza di tantissimi personaggi di vario tipo (dai vampiri ai Gula, dagli Antichi alle maghe, e così via). Cosa ti ha spinto a scrivere di così tante “personalità”? Come ti sei informato per la loro caratterizzazione?

Una sola parola: mitologia.

Io fin da quando sono piccolo amo la mitologia in tutta le sue sfaccettature. Soprattutto, quella greca ma ammetto che negli ultimi anni mi sono appassionato molto anche a quella norrena e, infatti, nell’intera saga ce n’è molta e in particolare con gli elfi e il loro mondo che richiama il mondo degli elfi chiari, sai, i nove mondi norreni. Mi piace molto anche quella italiana che non è da sottovalutare e molte altre. Quindi sì, ogni mostro e creatura soprannaturale viene da una mitologia specifica e persino per i vampiri è così. Che tra l’altro sono tra le mie creature soprannaturali preferite, ma odio profondamente i vampiri alla Twilight!

Il motivo per cui invece ho deciso di scrivere così tante personalità e personaggi è proprio perché ho voluto creare qualcosa di grande. Nessun lettore si ricorderà mai tutti i personaggi e non tutti sono caratterizzati ugualmente, né approfonditi come altri, specie quelli secondari o le semplici comparse. Ma in un mondo grande che vuole somigliare a quello reale servono anche quei personaggi “facilmente dimenticabili”, altrimenti sarebbe piuttosto incoerente, non trovi?

E i personaggi andranno ad aumentare sempre di più di libro in libro e ancora di più quando verranno introdotti nuovi mondi perché sì, il mondo umano non sarà l’unico presente. E altro spoiler, la maggior parte dei mondi che ho creato sono ispirati proprio a quelli della mitologia norrena.

Cosa ne pensi del panorama editoriale italiano, sia dal punto di vista del lettore che da quello dell’autore?

Questa è una domanda complicata ma cercherò di dare una risposta semplice. Secondo me il mercato editoriale va completamente rivoluzionato.

Mi spiego: l’editoria italiana si basa per buona parte sul tradurre libri che hanno successo all’estero e di per sé non è sbagliato ma non giova ai tanti scrittori italiani che magari meritano di pubblicare. Non tutti, certo, in Italia abbiamo il problema opposto: troppa gente vuole fare lo scrittore senza rendersi conto che serve uno studio dietro e non basta avere in testa una storia e scrivere due righe.

In sostanza secondo me si dovrebbe scommettere più sugli autori italiani meritevoli anziché puntare tutto sulle traduzioni. Che per carità: le case editrici sono degli imprenditori a tutti gli effetti, quindi, è giusto pensare al guadagno ma ogni tanto si dovrebbe lasciare il giusto spazio a chi merita, tutto qui.

È sbagliato anche considerare il self publishing un qualcosa di serie B ma quello è un discorso molto più ampio, temo.

Da lettore invece posso dire che tra i miei libri preferiti ci sono proprio quelli di autori esteri, nonostante nell’ultimo periodo abbia scoperto diverse perle italiane soprattutto in self. Quindi da quel punto di vista non posso lamentarmi se non per il fatto che ogni volta che vado in libreria trovo sempre i soliti autori e insomma… a un certo punto magari cambiamo. Che noia.

Guardandoti indietro, cosa e quanto è cambiato del tuo modo di scrivere negli anni?

Tantissimo. Se ripenso al periodo in cui scrivevo temi a scuola o le fanfiction mi viene quasi da ridere. Da quando ho iniziato a scrivere seriamente è cambiato moltissimo e nel corso di un solo anno ho imparato davvero molto e la mia scrittura è evoluta tanto. Grazie alla mia perseveranza e anche a chi mi è stato vicino. Ho conosciuto tante belle persone, tra cui una ragazza che mi ha aperto gli occhi su molte cose e mi ha dato la possibilità di capire che per fare lo scrittore serve uno studio serio. E di questo la ringrazierò sempre. Non che prima non lo sapessi, ma sono sempre stato fortunato ad avere una buona capacità di apprendimento e tutto ciò che ho imparato l’ho appreso ascoltando, esercitandomi e soprattutto leggendo. Personalmente è una cosa di cui vado molto orgoglioso, non credo sia così facile.

Ora addirittura se rileggo la primissima bozza del mio romanzo mi viene da ridere, per l’appunto, il manoscritto che ho in mano adesso è già molto diverso e non parlo solo di storia, ma proprio di come è scritto.

Hai mai avuto qualche momento di “sconforto” durante la scrittura? Se sì, come lo hai affrontato?

Più di quanto ammetterò, probabilmente. Ho subito molte batoste nel corso dell’anno di stesura e anche dopo, ma non mi sono mai arreso perché avevo già deciso che sarebbe stato il mio futuro fare lo scrittore e anche se ci sono stati momenti duri non ho mai smesso di lavorare per migliorare.

Come ho fatto? Onestamente non saprei risponderti. Io sono sempre stato abituato a risolvere i miei problemi da solo e così ho fatto anche in quelli difficili nella scrittura.

Dai qualche motivazione per cui dovremmo comprare il tuo libro quando uscirà:

Da autore dubito di poter dire perché dovreste comprare il mio libro, sarei di parte. Ma sicuramente posso dire cosa troverete: un mondo vasto e pieno di vita che anche se sembra non è così diverso da quello reale, anzi. Tanta mitologia, mostri, razze e soprattutto magia. Scontri, scene crude e temi importanti e sensibili che in pochi trattano ma che ho scelto di trattare lo stesso perché amo da sempre osare, anche a costo di cadere e ricevere critiche.

Se vi piacciono tutte queste cose allora la mia saga fa al caso vostro sicuramente.

Ti senti di dare qualche consiglio agli autori emergenti?

Uno solo: non mollare mai.

Anche quando tutto sarà difficile, quando vi butteranno giù, quando vi diranno che scrivete male e che non pubblicherete mai, continuate a crederci. Perché ricordate: se non ci credete voi per primi, nessuno lo farà al posto vostro. Non i lettori, non le case editrici, nessuno.

La scrittura, soprattutto se si è giovani, si migliora con il tempo, con lo studio e le batoste. In particolare, quelle ci fanno aprire gli occhi e ci fanno capire dove lavorare.

E una cosa importantissima: a prescindere dal livello di scrittura e dalla qualità della storia, le critiche ci saranno sempre ed è giusto così. Basta guardare le opere famose e non parlo solo di libri. Le apprezzano tutti? No, certo.

Non bisogna mai smettere di crederci.

Lasciaci una citazione:

Bisogna sempre distinguere i sogni dalla realtà, ma sognare aiuta a sentirsi vivi. Una vita senza sogni non vale nemmeno la pena di viverla, sarebbe noioso. E la noia è brutta.

Se volete saperne di più, potete andare a leggere l’intervista fatta a Giampy da Teriel Donovan al link

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